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SOS è una creazione di Caden Manson, Jenna Nelson e dalla loro compagnia, Big Art Group. Performance sull’azione dei media che esplora futuro, survaivalismo, cambiamenti rivoluzionari e ritualità contemporanee, lo spettacolo esamina il concetto di sacrificio all’interno di un’ipersatura e avidissima società. Dalla sua creazione, il disordine negli Stati Uniti e all’estero ha ricontestualizzato la performance e aumentato l’urgenza delle sue motivazioni come pure ha evidenziato l’insufficienza dei risultati. SOS prosegue e sviluppa la tecnica cinematografica in tempo reale di Big Art Group, un modello concettuale che unisce performance, televisione, cinema. Usando live performance e video, Real-Time Film impiega composizione cinematografica e un’angolazione controllata in opposizione alla realtà della trasmissione TV e l’immediatezza della live performance. In SOS, una foresta tecnologica di camere e schermi, inserita in un panorama da discarica, offre al pubblico una vista sinottica e corrotta di collisioni narrative.
A differenza della tradizionali performance teatrali, Big Art Group ha trasformato gli spettatori di performance mediatiche in montatori, spingendoli a risolvere complesse questioni di sesso, razza, narrativa e verità come uno specchio teatrale per il processo di navigazione attraverso la società contemporanea. La trasformazione dei codici di comunicazione – e nelle nostre mani non è solo modificazione ma anche perversione dei codici – è un principio che corre attraverso tutto il nostro lavoro. SOS per noi è un rimpiazzo dell’America attuale, un’America immaginaria che esiste da qualche parte fra il mito del suo passato e la catastrofe del futuro, che lotta per coesistere con la propria immagine dopo la rovina del millennio. In questo reality c’è uno spettacolo di marionette i cui personaggi sono rivisti nelle forme e nelle fogge di metafore storiche, ripristini o appropriazioni di ruoli archetipici: rivoluzionari, avatar, animali. Il sistema dei media consuma e consolida questi archetipi, li modifica, li cannibalizza e li reinventa per continue ri-consunzioni, eppure noi non distinguiamo tra noi e il sistema dei media: siamo muti generatori.
Per la nostra compagnia siamo creatori di immagini e simultaneamente consumatori di immagini, auto-cannibali, o cyborg auto-replicanti.Più della teoria del cyborg di Haraway, noi preferiamo il temine “replicante” di Blade Runner, con il suo motto “più umano dell’umano”; è un terreno perfetto per la società iper-consumista, che cerca il “più punk del punk” o il “più vero della realtà” da vendere ai consumatori. Per noi, è indubbiamente un traguardo creare una performance avvincente, ma SOS si pone nella forma dell’evento. Una ragione sostanziale del perché lavoriamo con la performance, o con il “teatrale” – precisiamo, non con il “teatro”, che è una zona diversa -, è perché noi cerchiamo un’esperienza contemporanea. Cerchiamo di abitare questa esperienza contemporanea, comprenderla, dare significato, spurgarla, replicarla e re-immaginare.
Caden Manson e Jemma Nelson
Scheda versione inglese a cura del tirocinio Facoltà di Lingue – Universita degli studi di Torino
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SOS is a creation by Caden Manson and Jemma Nelson and their company Big Art Group. An action media performance exploring futureness, survivalism, revolutionary movements and contemporary rituals, the performance examines the notion of sacrifice within a supersaturated, hyper-acquisitive society. Since its creation, turmoil within the US and abroad has recontextualized the performance and increased the urgency of its motive as well as highlighting the inadequacy of its outcome. SOS continues and advances Big Art Group’s Real-Time Film technique, a conceptual model conflating performance, television and movies. Using live performance and video, Real-Time Film plays cinematic composition and controlled perspective against the verity of TV broadcast and the immediacy of live performance. In SOS, a multi-camera and multi-screen forest of technology located within a landscape of refuse gives the audience a corrupted panoptic view of colliding narratives. Unlike traditional theatrical performance, Big Art Group’s extended mediated performances reposition viewers into active editors, challenging audience members to problem-solve complex issues of sexuality, race, narrative and truth as a theatrical mirror to the process of navigation through contemporary society . The modification of codes of communication, and in our hands not just modification but perversion of codes, is a motif that runs through all our work. SOS takes place for us is a stand-in for present-day America, a fictional America that exists somewhere between the myth of its past with the catastrophe of its future, struggling to coexist with its own image after the wreck of the millenium. In this “reality” there’s a puppet show of characters being relived in the forms and patterns of historical tropes, re-enactments or inhabitations of archetypal roles: revolutionaries, avatars, animals. The media system consumes and reinforces these archetypes, mutates them, cannibalizes them and reinvents them for continuous re-consumption, however we do not distinguish between ourselves and the media system: we are the mutual generators. For our company, we are the image-makers and simultaneous image-consumers, auto-cannibals we suppose, or self-replicating cyborgs. More than the Haraway’s cyborg concept, however, we prefer the Blade Runner term “Replicant” with its motto of “more human than human;” it’s a perfect pitch for the hyper-consumerist society, that seeks “more punk than punk” or “more real than reality” to sell to buyers. For us, it is certainly a goal to create an immersive performance, but SOS still takes place within the framework of an “event”. For us, a founding reason of why we work in performance, or with the “Theatrical” (to be precise, not in Theatre, which is a different area), is because we seek a contemporary experience. We seek to inhabit this contemporary experience, to understand it, to signify it, to purge it, replicate, and re-envision it.
Caden Manson & Jemma Nelson