La voce umana di Jean Cocteau debutta il 15 febbraio del 1930 al Théâtre de la Comédie-Française, in un clima di forte attesa e accompagnato dalle polemiche dei detrattori dello scrittore e poeta. Questo monologo, uno dei più toccanti mai scritti per un’interprete femminile, dipana lo strazio di un sentimento affidandolo ad una lunga telefonata. La parola, vera protagonista in scena, srotola tra frasi mozze, silenzi interlocutori, riuscendo a restituire al pubblico anche la voce all’altro capo dell’apparecchio. La banalità dell’occasione, una semplice telefonata, è spazzata via da una forte tensione poetica, che incarna il “teatro puro” di Cocteau. Ivo van Hove, direttore del Toneelgroep Amsterdam, è probabilmente uno dei più grandi talenti della scena europea contemporanea. Negli Stati Uniti ha conquistato un Obie Award per le sue regie Off-Broadway, e dopo i successi registrati in Australia, Canada ed Asia, Van Hove arriva per la prima volta in Italia a Prospettiva2 con La Voix Humaine, di cui propone una raffinata versione, perfettamente in equilibrio tra un morboso voyeurismo ed un coinvolgimento palpitante, sottolineando il talento dell’interprete, l’attrice olandese Halina Reijn, nota al grande pubblico per film come Black Book di Paul Verhoeven, Hotel Paraiso di Paula van der Oest e Operazione Valchiria di Bryan Singer.