La Paranoia: un’avventura teatrale

La paranoia è una di quelle avventure teatrali  difficili da classificare. Abitualmente, gli attori del mio gruppo (El Patrón Vásquez) ed io, ci immergiamo in progetti immisurabili, di lunga produzione (per La Paranoia sono stati impiegati quasi tre anni di prove), nei quali la libertà espressiva e l’assenza di limiti coerenti sembrano essere il principio comune. In precedenza avevamo allestito La Stupidità, un’opera monumentale e veloce, quasi quattro ore di durata, e nel momento di concepire la nostra prossima opera, la domanda ricorrente era: come alzare la posta in gioco? Proprio come riassume il nostro slogan, praticamente già diventato legge: “Tutto ciò che è complicato è ben accetto, ciò che è semplice, no.” Questa è la risposta virulenta alle placide regole del teatro indipendente che, nonostante la sua straordinaria varietà e ricchezza uniche al mondo, sono sempre lì a suggerire agli artisti di “restringere” le loro ricerche e di “accostarsi” a ciò che è possibile.

La Eptalogia de Hieronymus Bosch, di cui La paranoia fa parte, è, in questo senso, una serie di opere impossibili, smisurate, divertenti, irresponsabili e unicamente compromesse con il proprio forte spirito di libertà: proponi ai 5 attori di rappresentare più di una ventina di personaggi, mescola le tecniche teatrali con quelle cinematografiche e invita il pubblico ad un viaggio nel quale ogni porta che si apre nasconde un nuovo livello di sorpresa e di complessità.
Si tratta del sesto capitolo della Eptalogia di Hieronymus Bosch, un insieme di sette opere sviluppate a partire dell’idea del peccato, della morale e della deviazione. Mentre il Medioevo si sgretola, il Bosch dipinge su una tavola la propria criptica minaccia moralizzatrice. Secoli dopo, pare che sia la modernità ad agonizzare e le domande che ci poniamo sono molto simili: non è la stessa legge a creare il desiderio ineludibile  di infrangerla? Dov’è la deviazione quando ormai non c’è più il centro?

Tra migliaia di anni, le” Intelligenze” manterranno l’equilibrio del cosmo. Il cosmo è vasto e pieno di inesattezze. E cosa apporta la nostra povera Terra a tutto ciò? Molto poco. Però esiste qualcosa che le intelligenze non possono procurarsi in nessun altro pianeta: la fantasia. Siamo l’unica specie capace di immaginare ciò che non avviene. Però, adesso, sta per terminare. Le intelligenze l’hanno quasi consumata del tutto. E non vogliono nient’altro di ciò che già conoscono. La fine del mondo è imminente.

Teatro Carignano | 18 ottobre 2009 | ore 21.30
>La scheda dello spettacolo



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