Attaccare certi modi di pensare

Non possiamo più fare affidamento su un linguaggio in cui raccontiamo storie che non sono le nostre: la separazione dell’uomo dall’animale, l’unificazione della mente e del corpo! In altre parole, questo gergo bianco, maschilista, eterosessuale che non si autoconsidera un gergo, bensì il linguaggio dominante e generalmente applicabile.

Si tratta invece di una visione che pervade la sempre crescente influenza dell’economia in ogni ambito della vita, ed in cui, anche con tutta la volontà del mondo, non risulta possibile riscontrare, in qualunque luogo, anche solo un unico individuo autonomo convenzionale. Proporre immagini che, almeno per il momento, sono ancora sfuggenti, potrebbe essere il motto di René Pollesch. O come dice lui stesso: «le mie commedie attaccano certi modi di pensare ed immagini da cui dipendiamo ancora ed in base alle quali desideriamo anche agire e recitare. Ma non siamo più in grado di farlo. Sono fortemente interessato a questo conflitto. Se, nel mio caso, sussiste un qualsivoglia disorientamento nei rapporti sociali, allora mi oriento attraverso le mie commedie».

Tutto è basato su cose che di norma vengono emarginate dal teatro, e su ciò che inoltre non è ancora universalmente applicabile: le vite eccezionali di coloro che ne sono coinvolti e la loro gestione del proprio lavoro e dei rapporti nel corso della loro vita.

Aenne Quinones
La versione integrale del testo è pubblicata su
AA VV, Prospettiva09 – edizioni del Teatro Stabile di Torino – ottobre 2009

>La scheda dello spettacolo


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