Passo (forma breve)

«Tendo a sfuggire le definizioni e dunque evito di incasellare un lavoro in un genere specifico. È importante riferirmi ad un’unica grande materia, difforme e magmatica, che è la creazione contemporanea. Questo mi accade anche da spettatrice. Non mi interessa ribadire la provenienza dall’ambito coreografico, ma se rifletto su come costruisco i miei spettacoli, nella mia relativamente breve esperienza di autrice, è evidente che parto dal corpo. Costruisco partiture di azioni che vanno a creare strutture molto precise e allo stesso tempo aperte ad intuizioni che possono occorrere nel momento dell’incontro con gli spettatori. Sovente mi si manifestano delle immagini e la prima fase creativa consiste nell’incarnarle, nel dare loro corpo, concretamente.

Penso che un danzatore acquisisca una consapevolezza non solo mentale ma soprattutto del corpo che chiamerei “corpo sapiente”, e che in scena vedo soprattutto nei danzatori, anche se sappiamo tutti che ci sono modalità attoriali che puntano moltissimo sul corpo e sulla sua presenza. Direi che la danza non può trovare un’unica definizione – si può legittimamente sostenere che esiste una danza per ogni danzatore – ma un aspetto che sicuramente la caratterizza sempre è l’attenzione al corpo. È una sapienza del corpo che conosce nel piccolo il suo muoversi e nel grande l’eco che può avere negli occhi dello spettatore. È questo il bello, il mistero, la capacità della danza di liberare il senso, che può arrivare anche molto lontano dai suoi moventi di partenza e dalle intenzioni dell’autore. Un corpo-persona che si muove in uno scambio con l’altro e con quanto lo circonda».

Ambra Senatore

>La scheda dello spettacolo

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