Non si sceglie di far parte di una nazione, ci si nasce, ed è anche per questa ragione che normalmente non si riesce a tracciare una netta demarcazione tra i concetti di «patria» e «nazione». questi due lemmi, in effetti, definiscono aspetti nettamente diversi del nostro sentire comune, avvicinando il primo ad un’idea più epica, culturale e territoriale, ed il secondo a concetti decisamente più politici e istituzionali. Il primo sovrasta il secondo, ma ne è allo stesso tempo incluso (una nazione di solito nasce dal desiderio di “patria unita”). La propria appartenenza a questi due capisaldi teorici è parte della nostra educazione. La mancanza di questo senso di appartenenza, sia essa dovuta alla banale provenienza d’oltreconfine o all’impossibilità di riconoscersi nei valori che muovono la vita della propria nazione, rappresenta la caratteristica forse più emblematica dell’essere “straniero”, per quanto esso sia poi declinabile in un’ampia scala di sfumature.
Stranieri nella propria nazione ma ancora patrioti, stranieri nella propria società, stranieri perché esclusi o marginali rispetto alle scelte del proprio paese, stranieri perché in dissenso con il futuro della propria patria. Si tratta, come detto, di sfumature, ma ognuna di esse è frutto di un inevitabile processo di gestione: una nazione che non riesce più a tenere tutti i propri membri in gioco si sforza di mantenerli allegramente occupati, e soprattutto ubbidienti. Coloro che restano fuori da questa dinamica diventano stranieri. Sembrerebbe un naturale processo di scarto, ma dilatando la propria prospettiva su scala storica ci si accorge facilmente che spesso e volentieri “gli stranieri in patria” (carbonari, minoranze ghettizzate, rivoluzionari, oppositori del sistema, ecc.) sono stati il motore di fondamentali trasformazioni. Da qui parte la fila di stranieri che darà vita alla terza edizione del festival d’autunno della fondazione del teatro stabile di Torino. Dovendosi infatti confrontare con le celebrazioni per il 150° dell’unità, prospettiva, perseguendo la scelta di non siglare il festival con un ordine numerico consecutivo, sarà caratterizzato dal 150, evidenziando come sempre la scelta di senso che ha accompagnato la sua programmazione: il festival appunterà così sul petto la coccarda tricolore, provando però ad offrire al pubblico uno percorso critico alternativo, che si snoderà attraverso i lavori di autori, registi, compagnie e giovani artisti dalla voce straniera. L’edizione 2011 sarà infatti ricca di ospitalità internazionali, che, tra nomi illustri e nuove scoperte, daranno vita alla maggior parte del nostro programma. Thomas Ostermeier presenterà a Torino la propria emozionante versione di Susn di Achternbush, Krystian Lupa dirigerà Prezydentki del controverso Werner Schwab, Guy Cassiers il celebrato Sunked Red di Jeroen Browers. I Gob Squad tratteggeranno un affresco rivoluzionario in Revolution Now!, l’iraniano Reza Servati allestirà un grottesco cabaret nel suo Strange Creatures e Pete Brooks e gli Imitating the dog apriranno al pubblico le porte del loro gotico Hotel Methuselah. Stranieri in patria saranno poi anche gli artisti dissidenti ed ostracizzati del Belarus Free Theatre, Armando Punzo e la Compagnia della Fortezza, i Pathosformel accompagnati dai Port Royal, gli Anagoor e Laura Curino, Giorgio Barberio Corsetti, Tiziano Scarpa con due membri dei Marlene Kuntz e Marco Baliani. A loro si affiancheranno poi gli artisti e gli spettacoli condivisi con alcuni partner storici di Prospettiva: Torinodanza condividerà l’Italian Dance Platform, il circo contemporaneo e la prima italiana del nuovo spettacolo di Maguy Marin; il festival Incanti porterà al Carignano il debutto italiano del nuovo spettacolo di bread&puppet theater e il sistema teatro Torino sosterrà la nuova produzione dei Portage; Club to club, infine, quest’anno sigillerà con un nodo ancora più stretto la chiusura della terza edizione di Prospettiva e l’apertura ufficiale della stagione dedicata ad una grande protettrice di “stranieri”, la risorgimentale Cristina di Belgioso. Le celebrazioni per il 150° dell’unità d’Italia nella programmazione di prospettiva si scioglieranno in una lunga una coda di “stranieri in patria”, una carovana variegata che speriamo possa rappresentare, come spesso è accaduto in passato, un nuovo e dinamico motore per il nostro futuro.
Mario Martone – direttore della fondazione del teatro stabile di Torino
Fabrizio Arcuri – curatore prospettiva150