Anagoor

Quando dieci anni fa abbiamo scelto di non fuggire dalla provincia veneta all’inseguimento
di un sogno teatrale, non è stato per codardia, per paura dell’ignoto o per italico mammismo. Ci pareva che la frontiera più ardua da affrontare fosse proprio quella che si delineava in casa. L’assenza pressoché totale di attenzione verso i linguaggi performativi contemporanei ci convinceva che la sfida era enorme ma che l’obiettivo valeva gli sforzi della battaglia. Combattere contro il dilagante provincialismo di un certo pensiero politico è stata ed è tuttora cosa ardua. Ma ad onor del vero ha anche contribuito a delineare ulteriormente la nostra poetica. In un paese che sbandiera la tradizione culturale come arma politica ma che palesa verso lo stesso patrimonio culturale il più evidente e pericolosissimo disinteresse, ci siamo progressivamente sentiti isolati, traditi, stranieri. Non offriamo soluzioni, ma certamente sentiamo sulla nostra pelle l’effetto della reazione.
Anagoor

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